sabato, maggio 21, 2011

Quale futuro per le cooperative sociali?

Per capire cosa sta succedendo nel modo dei servizi sociali ho preso come riferimento un grande consorzio che raggruppa cooperative sociali e ci può dare indicazioni sulle scelte possibili.
Il  Consorzio Gino Mattarelli CGM è un consorzio di cooperative sociali di grandi dimensioni, l'unico rimasto a diffusione nazionale, fa parte di Confcooperative, e fornisce a tutti gli aderenti un apporto tale che il gruppo è in crescita, con qualità e competitività eccelse rispetto alla media del settore.
Per rafforzarsi si sta trasformando, da semplice consorzio a un gruppo cooperativo composto da 8 società e 35 partecipazioni in altre realtà del sociale ( per es. Banca Etica, il gruppo Vita ) al fine di mantenere i rapporti necessari.
Attualmente il fatturato aggregato di CGM si aggira sul miliardo di Euro, posizionando i servizi nella fascia alta, non ricercando semplicemente il basso costo, ma con attenzione al rapporto con le persone in modo da dare risposte alla comunità.
Essendo una società che si pone compiti sociali, non si pone l'obiettivo di guadagni immediati, ma si propone di trovare soluzioni imprenditoriali ai disagi sociali, non tanto rivolgendosi al problema del singolo per cui non esistono risorse sufficienti, ma attuando azioni collettive.
Da un punto di vista mediatico è poco visibile come marchio, per esempio a Milano sono più conosciute le attività di Caritas e CDO, ma quantitativamente i servizi delle cooperative di CGM sono maggiori, dato che gestiscono il sistema dei servizi sociali.
Per determinare le proprie azioni future ha commissionato uno studio sulla evoluzione futura delle necessità
sociali e della evoluzione del welfare. Il risultato della studio ha evidenziato che l'apporto del pubblico sarà in caduta libera per cui bisogna fare scelte decisive. Le cooperative che scegliessero di restare aggrappate come cozze alla chiglia della nave pubblica scegliendo di non rinnovarsi sono destinate a soccombere.
A seguito di questo studio, i piani di impresa di CGM si sono orientati verso il privato, privilegiando nuovi temi come la casa, l'energia, la sanità leggera e attivando collaborazioni con altre realtà apportatrici di competenze specifiche.
Uno dei risultati di questo nuovo approccio è il progetto Welfare Italia Servizi, una società con 200.000 euro di capitale e 5 milioni di euro di apporto dalle banche. Si tratta di un marchio riconoscibile sotto il quale vengono attivati ambulatori sanitari che prestano cure in settori non coperti dal pubblico come le cure odontoiatriche e la ginecologia, in modo da fornire risposte di qualità a prezzi accessibili per servizi che diversamente si ottengono privatamente.
Per il 2011 è in programma la apertura di trenta centri medici, la gestione è diretta da regole comuni in modo da avere la necessaria uniformità di servizio e sono tutti sotto un unico marchio in modo da avere una riconoscibilità comune.
Un altro settore di intervento è il turismo sociale per cui sono già disponibili in Italia trenta strutture.
Per concludere, quali indicazioni possiamo ricavare per le cooperative sociali?

  • La prima è di ricercare alternative per integrare sempre più gli introiti derivanti dai servizi forniti al settore pubblico.
  • La seconda è di non sprecare risorse per competere al ribasso per la fornitura di servizi che saranno in perdita.
  • La terza è di mettersi in rapporto con le competenze di altre cooperative per una maggior capacità globale.
  • La quarta è di crescere di dimensione, eventualmente con fusioni per aumentare il fatturato: una cooperativa con ricavi al di sotto di 500.000 euro con un margine di 50.000 euro non può sostenere adeguatamente i costi amministrativi.

In un settore innovativo, come quello dell'energia, per fare un esempio,  le cooperative che operano nel settore del verde, e quindi hanno attrezzature adeguate, potrebbero operare nella raccolta e nel trattamento delle biomasse, creando una rete territoriale di raccolta al servizio di grandi impianti di trattamento.

venerdì, maggio 20, 2011

L'Economia del noi di Roberta Carlini

La dimensione del libro non deve trarre in inganno, perché Roberta Carlini non si perde in giri di parole e scrive in modo scorrevole ma concentrato, anche se "L'economia del noi" non è una trattazione di tutta la economia della solidarietà, opera per cui ci vorrebbe una enciclopedia e che nessuno leggerebbe, rappresenta invece la raccolta di tanti incontri con persone che stanno sperimentando soluzioni ai loro problemi.

Così facendo intervengono direttamente con soluzioni economiche, ma più che il denaro, al centro ci sono sempre i rapporti tra le persone: la società tende a dividere relegando ciascuno nella propria identità, la scoperta che tanti hanno fatto è che ci sono dei problemi comuni che si possono risolvere meglio mettendosi assieme. Non si tratta di idee nuove, le leghe risalgono alle seconda metà dell'ottocento, ma ora la si riscopre dopo la ondata di liberismo estremo e l'ondata degli effetti della globalizzazione: quindi con modi nuovi per la risposta a problemi nuovi.
Possiamo chiamarla economia perché le azioni risultanti sono anche di tipo economico, ma non è la economia finanziaria delle pagine economiche dei quotidiani, c'è tanta fantasia e volontariato non retribuito con poco capitale e lo scopo di dare solidarietà e si presta poca attenzione al profitto. La sua dimensione paragonata a alla Economia con la E maiuscola è irrilevante, ma il suo compito è dimostrare che è possibile un strada diversa .

Nel libro si parla di gruppi di acquisto, di produttori antimafia, di microcredito, di banche etiche, della ricostruzione autogestita all'Aquila e di cohausing, di incubatori di impresa, di economia di comunione, di associazione di manager disoccupati, di recupero di vecchi computer e di nuovo welfare.
La gran parte di queste esperienze nasce dalla volontà di una persona che ha avuto la visione di cosa fare e il coraggio di trascinare gli altri con il proprio esempio: li chiamerei imprenditori del sociale, anche se forse a loro non piacerebbe.

Il libro "L'economia del noi" delinea bene le singole esperienze nel contesto in cui operano: si leggono d'un fiato una di seguito all'altra, ricavandone una visione di assieme che mostra l'esistenza di un rapporto di sostegno reciproco tra le persone. La società non dà risposte e allora i singoli cominciano a ricercarle da soli.
Un'altra caratteristica delle esperienze presentate è la separazione rispetto al sistema pubblico, dato che le risorse sono trovate tra i partecipanti o comunque i finanziamenti vengono ricercati da aiuto reciproco e non richiesti a fondo perso al settore pubblico.

Chi conosce lo stato sociale tradizionale, potrebbe chiedersi se queste esperienze non siano di supporto alle carenze della amministrazione e quindi della politica. Al movimento questo non sembra interessare, si è preso atto che dove  manca l'intervento pubblico, dove magari i pochi soldi disponibili sono dispersi per altre voci, ci si deve organizzare.

Io credo che dall'insieme di queste proposte, se troveranno modo  di espandersi  anche collegandosi nascerà una spinta verso un cambiamento della politica .
 Questa considerazione si collega a un tema che il libro non affronta ed è quello del welfare, che sta subendo un ridimensionamento epocale: data la ristrettezza delle risorse disponibili, le amministrazioni devono trovare soggetti con cui collaborare per fornire i servizi attualmente previsti e che altrimenti non potrebbero offrire. Probabilmente il connubio pubblico-privato sarà la soluzione, ma occorre evitare che finisca in mano a forti organizzazioni che inesorabilmente diventeranno o inefficienti o tese unicamente al profitto creando dei monopoli privati. Bisogna che i movimenti idealisti si rafforzino sotto il profilo finanziario e organizzativo per intercettare tutte le risorse che il pubblico dovrà cedere, in modo che restino bene comune e non utile per pochi.
Un esempio di queste soluzioni è citato nel libro, quando si fa la descrizione di Welfare Italia, una grande iniziativa dal punto di vista economico, che si propone di creare una sanità alternativa al modello privato, per coprire spazi che il pubblico non impiega, come la cura dei denti. Nella presentazione della iniziativa non viene però colta a pieno la rilevanza di queste scelte che sono un esempio per la evoluzione del settore della cooperazione sociale.
Quindi "L'economia del noi" è un libro utile per conoscere e fare il punto della situazione, necessita però di integrazioni e aggiornamenti in modo da riuscire a seguire la evoluzione delle esperienze, aggiungerne di nuove e riflettere sull'ambiente in cui si muovono. Roberta Carlini ha quindi pensato a un blog dove andrà a inserire tutte le informazioni che riterrà utili per mantenere la freschezza al suo lavoro. Spero quindi che non sia solo lo strumento di supporto al lancio del libro ma un luogo di discussione e approfondimento, in attesa che ci siano cambiamenti tali da giustificare un nuovo lavoro. Potete trovare il blog a questo indirizzo      La economia del noi
Nel libro è contenuta una sezione molto utile con gli indirizzi dei siti web delle esperienze presentate, così si possono facilmente approfondire le sezioni che interessano.

domenica, maggio 01, 2011

La fondazione Sodalitas a Varese nel 2010

A Varese è presente una attiva sezione di Sodalitas con sede in via Brambilla 15, che opera nei confronti delle realtà del terzo settore presenti sul territorio della Provincia di Varese.
A fine anno 2010 può contare sull’apporto di 25 consulenti volontari, 4 nuovi in più rispetto all’anno precedente. L’attività nel 2010 continua come negli anni precedenti promuovendo progetti di collaborazione con il mondo del non profit, soprattutto cooperative sociali, nei settori del controllo di gestione e del bilancio sociale, dell’organizzazione e dei sistemi di qualità, delle risorse umane e della governance, del marketing e della comunicazione, della ricerca di finanziamenti e risorse.
Nel settore della scuola è in continua espansione la collaborazione con molti istituti tecnici e professionali della provincia con il progetto Giovani e Impresa che ha fornito corsi di orientamento al mondo del lavoro per studenti delle IV e V classi per un totale di 650 ore d’aula a circa 900 studenti. Il corso ha finalità pratiche e gli studenti sono particolarmente interessati ad apprendere quali qualità sono necessarie per affacciarsi con maggiore successo al mondo del lavoro, in particolare sono guidati a preparare il proprio curriculum.
Ciascuno sperimenta poi, come avviene un colloquio di lavoro, per presentarsi con validi elementi ai colloqui di selezione delle imprese. Ogni partecipante riceve un attestato di frequenza che potrà usare come titolo di formazione.
Dall’anno scolastico 2010 - 2011 Sodalitas Varese, insieme a enti pubblici e a organizzazioni imprenditoriali, fa parte del tavolo provinciale istituito dall’Ufficio Scolastico Territoriale della Provincia per sviluppare e coordinare l’attività di orientamento nelle scuole.
Nel 2010 è stato compiuto un ampio check up delle cooperative sociali della provincia di Varese. Utilizzando lo strumento della norma ISO 10014, in collaborazione con Confcooperative, Legacoop e CDO Opere Sociali, è stata condotta una indagine presso le cooperative sociali della Provincia di Varese per valutare la capacità della loro gestione di ottenere i risultati voluti e di garantirne la continuità. Il checkup realizzato da 10 consulenti volontari Sodalitas con competenze - esperienze nelle diverse aree aziendali ha coinvolto 45 cooperative sociali di tipo A e di tipo B evidenziandone i punti di forza, i punti di debolezza e le aree di miglioramento. I risultati dell’indagine sono stati presentati alle centrali cooperative nel corso di un workshop di presentazione e discussione dei risultati ottenuti e sono in preparazione azioni comuni verso tutte le cooperative sociali della Provincia.
Sempre nel 2010 sono continuate le collaborazioni con le istituzioni che operano sul territorio della Provincia:
  • con il Comune di Varese, Servizio Politiche del Lavoro -Informalavoro, e con lo Sportello di Cittadinanza del piano di zona di Sesto Calende per il progetto “Provaci ancora Job”. Partendo dall’analisi del bisogno rilevato dagli sportelli sono stati affrontati i problemi e le cause dell’esclusione dal mondo del lavoro dei soggetti più deboli (per scolarità, preparazione, esperienza, origine) mettendoli in relazione alle dinamiche del mondo del lavoro della provincia con l’obbiettivo di avviare corsi di riqualificazione ad hoc o aiutare per l’auto imprenditorialità.
  • sempre con il Comune di Varese , nell’ambito del Salone dell’Orientamento ci sono stati due workshop sulla auto imprenditorialità giovanile aperti ai giovani delle scuole e si sta avviando uno sportello permanente presso il Servizio Politiche del Lavoro - Informalavoro per dare informazioni ed aiutare i giovani ( sia per età che per spirito ) che vogliano intraprendere un percorso imprenditoriale.
  • con Confesercenti è in atto una collaborazione per uno “Sportello nuova impresa” , attivo il secondo e il quarto venerdì di ogni mese dalle 9 alle 12 . Un team di esperti di Confesercenti e Sodalitas ricevono su appuntamento gli aspiranti nuovi imprenditori fornendo loro assistenza non solo in materia di adempimenti e consulenza fiscale/finanziaria ma costruendo insieme a loro un vero e proprio piano d’impresa che permetta loro di valutare la bontà, la fattibilità e la sostenibilità del progetto.
  • Assieme al’ufficio della Consigliera provinciale per le pari opportunità Sodalitas ha partecipato al convegno di presentazione della “Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul lavoro” tenutosi al salone della Provincia con ampia partecipazione di pubblico e aziende.
Ma chi sono questi consulenti volontari Sodalitas di Varese? Sono manager, professionisti, che impiegano una parte del proprio tempo per dedicarlo ad aiutare le organizzazioni che operano nell’ambito sociale trasferendo loro la propria esperienza a titolo gratuito. C'è posto per ogni competenza: dirigenti o professionisti in pensione o che comunque abbiano del tempo da dedicare, sono invitati farsi avanti. Dopo un breve periodo di introduzione e di ambientamento potranno svolgere un lavoro che, anche se non retribuito, dà grandi soddisfazioni e aiuta a rispondere ai bisogni della società. Per contatti scrivere a FONDAZIONE SODALITAS - Sede di Varese  E-Mail: sodalitas.varese [ at ] sodalitas.it

domenica, marzo 13, 2011

Domenico Finiguerra sindaco di Cassinetta di Lugagnano

A Cassinetta di Lugagnano, un piccolissimo paese nei pressi di Milano, è in vigore un piano regolatore unico: nessuna nuova espansione edilizia è possibile, ma solo il recupero delle aree edificate esistenti.
Questa scelta privilegia il carattere dell'abitare e lo rende un luogo di grande bellezza, come si può vedere dal filmato che ho inserito.
La scelta drastica era l'unica possibile per intervenire concretamente e preservare l'ambiente: ciascuno di noi che vive in Lombardia, osserva la realtà di capannoni e di centri commerciali, circondati da spazi asfaltati destinati a parcheggio che attirano traffico e clienti.
Si può osservare che il valore aggiunto dalla presenza di una impresa industriale e commerciale è più alta di quello prodotto da un campo incolto e abbandonato a se stesso. Dove l'agricoltura non esiste più, sembra un ragionamento accettabile, ma la somma di tante iniziative individuali ognuna delle quali tiene conto solo delle proprie necessità trasforma in modo caotico l'ambiente urbano senza che si progetti nulla per anticipare i bisogni: alla fine ci troveremo in coda per entrare e uscire dai supermercati e dovremo chiedere nuove strade di scorrimento perché quelle esistenti sono state intasate da rotonde, svincoli e code.
Si ritiene che le nuove costruzioni portino posti di lavoro, sia nel commercio che nelle costruzioni, opporsi ad esse è quindi contro il benessere delle persone. In realtà il benessere non è intrupparsi negli stessi luoghi di acquisto collettivo, ma avere un modo migliore per vivere e passare il proprio tempo.
Una azione che prevedesse di trasformare il patrimonio edilizio esistente, qualificandolo per azzerare i consumi energetici, sarebbe una azione benefica per l'ambiente, per la bolletta energetica e per la bellezza delle abitazioni, convogliando i capitali e le energie del settore edilizio per migliorare l'abitare.
L'ente che dovrebbe prendere queste decisioni è il Comune, che oggi si trova in condizioni economiche precarie e quindi non in grado di intervenire con forza.
Il comune ricava soldi dagli oneri di urbanizzazione, e quindi è invogliato a concedere di costruire il nuovo. L'esistente invece fornisce introiti solo per la volumetria aggiunta. Parte di questi oneri sono usati per le opere necessarie al nuovo insediamento, e parte servono per ripianare i bilanci prosciugati dalle strette finanziarie dell'amministrazione centrale. Si ottiene così la svendita del territorio, che è il patrimonio, per pagare le spese: come chi vende i gioielli per tirare avanti. Come in tanti altri campi, si ipoteca il futuro per il presente.
Ed ecco la storia:

Ma bisogna avere il coraggio di intervenire, di agire direttamente e non basta lamentarsi. Dice Domenico Finiguerra:
"Se io e la mia lista civica non ci fossimo presentati all elezioni amministrative del 2002, saremmo rimasti un buon gruppo di pressione esterno, ma nulla di più. Avremmo cercato di spingere l'amministrazione a non consumare troppo territorio, sperando nel buon senso, ma nulla di più. Se non ci fossimo presentati alle elezioni, mettendoci in gioco, non avremmo potuto realizzare la nostra piccola esperienza ...".
Cioè bisogna passare dalla teoria alla pratica. L'ondata di disgusto per la politica che è seguita alla pubblicazione dei libri sulla "casta", non ha fatto partire un movimento di pulizia, ma ognuno di noi ha pensato "che schifo" sperando che succedesse qualcosa, che da solo non poteva succedere. Il risultato è stato che la "casta" si è sentita ancora più sicura della propria impunità.
Per avere una idea di cosa succede nei dintorni di Cassinetta, basta guardare sulla mappa da satellite:

Visualizzazione ingrandita della mappa
La zona a sud interamente urbanizzata è Abbiategrasso, che si espande al limite del confine comunale, a est abbiamo Albairate. Si ha davvero l'impressione di un assedio in corso.

mercoledì, febbraio 16, 2011

Due storie tra passato e futuro

E' un piccolo paese dello Zhejiang, non lontano da Shanghai, una cinquantina di case sparse tra i gelsi: Jili è stata per secoli il centro della produzione della seta cinese. Gli abiti degli imperatori, che raccontavano il loro splendore e la loro ricchezza uscivano da qui. Era la seta di migliore qualità, di una purezza straordinaria per l'acqua e grazie a una particolare varietà di gelso, di uno splendido candore e tessuta su telai a mano. Nel periodo di maggiore splendore ci sono stati fino a diecimila telai.


  Poi sono arrivate le macchine e la lavorazione manuale non è più stata conveniente, la rivoluzione culturale ha cancellato la cultura del passato come un fardello odioso, l'inquinamento ha fatto perdere le caratteristiche ottimali del prodotto, la offerta di migliori condizioni di lavoro sulla costa ha fatto emigrare i contadini.
Così la sapienza manuale, il gusto di creare dei prodotti unici sono stati sconfitti. Tra poco anche l'ultima fabbrica chiuderà e la sapienza materiale non ci sarà più.

Ci spostiamo in Italia, a Prato: "quella parte d'Italia benedetta da Dio che da materiali poveri ha creato la ricchezza, trasformando gli stracci in buoni tessuti e dando vita a qualcosa che assomiglia a un capitalismo morale, per cui gli operai più capaci e volenterosi che decidono di mettersi in proprio e diventare imprenditori possono provare a farlo con una certa possibilità di successo".
Parla Edoardo Nesi, che di quella storia è stato uno dei protagonisti, rappresentante della terza generazione della T. O. Nesi & Figli, a Prato ha lavorato fino a che «Nel settembre del 2004, il 7 settembre del 2004, ho venduto l'azienda tessile della mia famiglia».
E' questo l'inizio del libro "Storie della mia gente" che racconta la decadenza di questo distretto tessile, pieno di capacità tecniche e di tanta improvvisazione.
Si arriva alla fase finale della storia. A Prato si capisce che «lo sviluppo miracoloso delle loro aziende era stato il risultato di una serie di circostanze straordinariamente favorevoli e irripetibili, una lunghissima e fortunatissima cavalcata sull'onda di una crescita epocale che era nata dalle rovine del dopoguerra e aveva trasportato tutti, capaci e incapaci, industriali e dipendenti, ben oltre i loro limiti».

Ma non era possibile continuare, lavorando negli stanzoni, con macchine, metodi e mentalità fermi da decenni e orari di lavoro di dodici ore al giorno, sabato e feste compresi.
Poi sono arrivati i cinesi che hanno portato all'estremo questo metodo, provocando il collasso di chi non reggeva più la concorrenza, di fronte al ricatto dei compratori sempre in cerca del prezzo più basso.
Chi ha potuto, i fortunati, ha trovato un compratore per l'azienda, alcuni hanno venduto le macchine, ma c'è stato chi, sventurato, ha travolto altri nel proprio fallimento.
Cosa ha fatto la collettività per garantire l'esistere e quindi facilitare la trasformazione delle capacità tecniche, artistiche e commerciali esistenti?
Nulla, ma non si poteva aspettare altro, individualisti gli industriali, fin che c'era da fare affari e da guadagnare in proprio, assente la collettività non in grado di orientare le scelte comuni. Ovvio l'esito.
 
Due storie, due luoghi distanti, una sola specializzazione: il tessile. Entrambi stritolati dalla evoluzione del mercato che non perdona chi non è capace di guardare oltre l'immediato.
Fa parte delle regole della economia di mercato, valide nell'ambito locale ma ancor più con la competizione portata a livello globale.
E chi semplicemente lavorava che colpa ha avuto? Poteva o doveva prevedere cosa stava succedendo, quando passava l'esistenza nei laboratori in mezzo al frastuono ritmico dei telai?

Allora mi dico che in queste logiche c'è qualcosa che non mi torna. L'uomo è parte del mercato e da questo viene schiacciato, o non dovrebbe essere il mercato al servizio delle persone?

domenica, febbraio 13, 2011

Cosa c'è dietro la cementificazione?

Ho già affrontato questo argomento in un post precedente, No allo spreco di suolo,  vengo ora a sapere che la regione Lombardia ha da poco approvato un maxi insediamento commerciale ai margini della Certosa di Pavia, collocato nel cuore di quello che era stato il Parco Visconteo. Questa colata di cemento si dovrebbe insediare nel comune di Borgarello che lo scorso anno era stato teatro di una vicenda di illeciti che ha portato all'arresto del sindaco Giovanni Valdes, quindi in una situazione estremamente a rischio.
Ricavo le informazioni da un articolo della STAMPA del 24 ottobre 2010: La Platì del nord. che è molto interessante perché dà un'idea delle relazioni esistenti tra i diversi ambienti del potere, lecito e illecito.
A Borgarello la sequenza degli avenimenti è eloquente. Quartieri che nascono all’improvviso; l’arresto di un assessore comunale (Luigi Perotta) accusato di riciclaggio; la Dia che mette agli arresti una intera famiglia (i crotonesi Vittimberga),  armieri della ‘ndrangheta, a cui il sindaco Valdes fa costruire la prima opera pubblica del suo mandato; lo scandalo Chiriaco (  Carlo Chiriaco, l’ormai ex potentissimo direttore dell’Asl di Pavia è accusato di essere il referente locale delle ‘ndrine calabresi) e l’arresto di un costruttore locale (Francesco Bertucca), padre dell’assessore comunale Antonio.
Poi l’iscrizione nel registro degli indagati del cugino di Chiriaco, il costruttore  Morabito e infine l'arresto del sindaco Valdes.
Secondo i PM il sindaco avrebbe truccato un'asta per favorire la Pfp, una società immobiliare del Chiriaco, che sarebbe il referente di  Giancarlo Abelli, uno dei ras della sanità lombarda e padrino politico dell’attuale sindaco di Pavia.
Il sindaco di Borgarello Giovanni Valdes, in campagna elettorale può vantare una madrina di spicco, Rosanna Gariboldi moglie di Abelli , finita in carcere per riciclaggio e poi uscita dopo patteggiamento per la vicenda delle bonifiche di Santa Giulia.
Il collegamento tra Valdes e Chiriaco sarebbe quello sanitario: Valdes è anche membro del cda dell’Ospedale Mondino di Pavia.
Negli ultimi mesi, nonostante l'inchiesta in corso, ne approfitta per accelerare l’iter del futuro centro commerciale «Factoria», con tanto di maxi albergo da 43 piani: il piano di cemento ora approvato dalla regione.

Sulla edificazione del centro commerciale si stanno mobilitando le associazioni ambientaliste, ma il senso di quanto sta succedendo è evidente: la edificazione selvaggia è uno dei modi di riciclare capitali di provenienza illecita. Opporsi alla cementificazione è anche un modo di opporsi alle mafie.
Se fosse realizzato entrerebbero nelle casse pubbliche 20 milioni di euro, di cui 3 milioni 300 mila al solo comune di Borgarello, per la realizzazione di infrastrutture: soldi che saranno velocemente spesi mentre l'ambiente sarà definitivamente perso.
Per completezza di informazione e per dimostrare l'intreccio di interessi bisogna anche dire che al banchetto sulle spoglie dell'ambiente partecipano anche i comuni vicini di Gussago e Certosa ( che riceveranno 1,5 milioni di euro ciascuno) e le associazioni dei commercianti ASCOM e Confesercenti ( in quota per 1 milione).
Bisogna opporsi a questi sistemi di gestire la cosa pubblica: l'uso del territorio a fini privati non può essere contro il bene comune, il diritto di tutti ad avere preservata la natura dei luoghi, siano essi beni naturali, risorse agricole o come in questo caso ambienti di altissimo valore storico e artistico.
Bisogna essere attenti a quello che accade vicino a noi, le scelte non sono reversibili.

martedì, febbraio 08, 2011

La fondazione Sodalitas

Nata nel 1995 come associazione e diventata fondazione da circa 3 anni, Sodalitas si propone di costituire un ponte tra il mondo della impresa e il settore nonprofit, valorizzando l'impegno socialmente responsabile delle imprese e dei manager per far crescere la coesione sociale del nostro paese.
Alla fondazione aderiscono sia imprese che manager: le imprese realizzano con la Fondazione iniziative di Sostenibilità di impresa, mentre i manager operano come volontari donando tempo e competenze.
La Fondazione è quindi al fianco delle imprese per quanto riguarda la CSR ( Corporate Social Responsability) per il quale è divenuta un punto di riferimento a livello nazionale ed europeo, e a fianco delle organizzazioni non profit, sostenendole nello sviluppo della capacità manageriale, offrendo gratuitamente consulenza manageriale su richiesta e sviluppando progetti per la crescita complessiva del terzo Settore.
La si trova anche a fianco dei giovani, accompagnandoli nel passaggio dalla scuola al lavoro, integrando la formazione scolastica con percorsi specifici di formazione.
E' presente in 16 città italiane attraverso Sodalitas Network, una rete di associazioni di volontariato professionale, dove operano 250 manager volontari che sviluppano progetti con imprese e organizzazioni nonprofit in modo specifico per ogni realtà territoriale.
Tra i progetti più importanti troviamo CRESCO Crescita Compatibile. Vuole realizzare una alleanza tra imprese e cittadini per diffondere nel territorio la cultura e la pratica della sostenibilità. I comuni che ospitano le attività di CRESCO partecipano attivamente alla loro attuazione.
Il progetto si focalizza su tre aspetti che sono fondamentali per la sostenibilità:
  • energia ed acqua
  • Recupero, riciclo e smaltimento
  • Mobilità sostenibile
Le imprese che aderiscono a Sodalitas hanno sottoscritto la Carta per le pari opportunità e l'uguaglianza sul lavoro, che le impegna ad attuare politiche per le risorse umane, libere da pregiudizi razziali, riconoscendo che il successo dell'impresa dipende dall'assicurare a tutti le stesse opportunità e dal valorizzare il potenziale e le competenze individuali.

L'Istituto Italiano della Donazione, una associazione indipendente ma nata all'interno della Fondazione si propone di far crescere trasparenza, correttezza ed efficacia nel settore nonprofit.
L'istituto assegna un marchio di qualità alle organizzazioni che dimostrano di gestire la raccolta fondi correttamente, costituendo una garanzia per il donatore sulla destinazione e l'impiego del denaro raccolto.

La Fondazione attribuisce ogni anno il premio Sodalitas Social Award, alle imprese che si distinguono per aver realizzato le migliori iniziative di Sostenibilità in Italia. Le imprese che vi partecipano si mostrano attente alle esigenze dei cittadini e alla innovazione che si pone come strumento di sviluppo della società.

Di recente è stato pubblicato il Rapporto Sociale 2009-2010 della Fondazione, un documento dove si descrivono con maggiore approfondimento le attività compiute nel periodo con lo scopo di testimoniare il valore sociale dell'impegno svolto.
Il documento può essere consultato on-line all'indirizzo http://www.sodalitasreport.it/

Queste parole pronunciate dalla Presidente Diana Bracco all’apertura del “Sodalitas Day” tenutosi il 26 Aprile 2010 per celebrare il 15° anniversario di attività Sodalitas sintetizzano meglio di qualsiasi discorso il percorso compiuto da Sodalitas in questi 15 anni:
Quella che lanciammo nel 1995, insieme a Ennio Presutti, fu una sfida storica. Eravamo pochi pionieri , convinti dell’importanza di testimoniare concretamente valori come la responsabilità , la trasparenza e la solidarietà, e convinti della necessità di creare un ponte tra profit e non profit. I risultati raggiunti testimoniano che quella sfida è stata vinta. Sodalitas, con i suoi 100 manager che “aiutano chi aiuta” e con le 75 aziende di ogni dimensione e settore aderenti alla Fondazione, è oggi una grande realtà nazionale. Grazie all’impegno di tanti imprenditori e volontari, che hanno creduto nel progetto offrendo risorse, tempo ed entusiasmo, Sodalitas, in questi 15 anni, ha saputo accompagnare la costante crescita del terzo settore mettendo al servizio della società civile e del non profit i punti di forza della cultura manageriale e d’impresa”.



Basta con lo spreco di terreno agricolo

Non è il caso di lamentarsi troppo, se un terreno è incolto, ma in area urbana, meglio se vicino a una rotatoria, oppure nei pressi di uno svincolo autostradale, rende molto di più se serve come base per una costruzione che non per le patate che ci si potrebbero piantare.
Se poi non ci sono strade si possono costruire, in modo da valorizzare meglio gli spazi circostanti.
Così facendo si sono persi migliaia di ettari di suolo agricolo, senza possibilità di recupero. L'industria delle costruzioni ha una grande importanza per l'economia del paese.
Si tratta di una catena che avvantaggia tutti gli attori: le imprese edili costruiscono, con beneficio di tutta l'economia ( impianti elettrici, serramenti, sanitari, piastrelle ... ), i produttori di cemento ugualmente, e anche i progettisti e poi i notai e poi lo stato che può incassare le tasse e i comuni...
I comuni sono ben contenti perché possono usare gli oneri di urbanizzazione per rinsanguare il proprio bilancio deficitario e per i posti di lavoro che vengono creati sul territorio.
I proprietari dei terreni fanno buoni affari e si vedono incassare capitali insperati.
Tutti sono contenti, tranne il paesaggio rurale, quello che dovrebbe essere uno dei beni più preziosi da mantenere e preservare: ma il paesaggio e il cosiddetto "bene comune" e quindi per definizione di tutti e quindi di nessuno. Il paesaggio rurale non ha valore monetizzabile.
Succede così che dal Piemonte al Veneto sia una unica città di centri commerciali, multisale, concessionari auto, parcheggi e capannoni.
La espansione urbana è casuale e incontrollata, senza alcuna pianificazione che ne ordini l'organizzazione.
Un caso particolare di questa espansione è il territorio parmense, dove sono concentrate produzioni di alta qualità, come Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma, e per questo proposta e valorizzata come Food Valley italiana.
Per mostrare lo scempio di questo territorio è stato realizzato, a cua del WWF di Parma, un documentario che mostra cosa sta succedendo in quel territorio.



Siamo stati abituati a pensare che non ci sia limite alla disponibilità delle risorse, ma quando lo spazio in pianura sarà terminato, costruiremo sulla luna, o sulla cima dei monti?


Da dove arriverà il cibo per nutrirci? Già ora l'Italia non è autosufficente, e noi siamo convinti che i prodotti alimentari italiani siano i migliori. Fin che ci saranno, poi li importeremo, ma marcati Made in Italy.

domenica, febbraio 06, 2011

La bella gente: ho speranza per il futuro

Se qualcuno ti racconta che i giovani sono senza principi, che le ragazze pensano solo a fare le veline, che nessuno si vuole impegnare, digli di guardare questo video. A me sembra che basti una sola testimonianza vera, pulita, commovente di un giovane che ama quello che fa per raccontare la realtà delle migliaia di altri che lavorano nel silenzio e stanno costruendo il futuro di loro stessi e di questo paese che ama raccontarsi così male. Sentiamo Maria Chiossi:


Certo mi potreste trovare tanti esempi di stupidità, ma a voi scegliere cosa guardare, come impiegare il vostro tempo. Dopo aver visto questa ragazza sono ottimista per il futuro.
Una altra riflessione è per gli strumenti eccezionali che sono ora disponibili, la You Tube Symphony Orchestra consente a persone di tutto il mondo di lavorare assieme e trovare nuove opportunità.
Ascoltiamo anche Leo Morello:


C'è qualcuno che pensa che la cultura non produca valore economico e quindi che questi ragazzi stiano disperdendo le loro capacità e la loro passione? Mi piacerebbe avere il vostro parere.

martedì, gennaio 25, 2011

L'ecologia è blu e non più verde

Il mondo visto dallo spazio è blu, quindi il colore più adatto per parlare di una ecologia applicata all'intero sistema non è il verde. Il colore verde è adatto a descrivere l'ambiente vegetale, che è solo una parte dell'ecosistema: l'aria non è verde, e così neppure l'acqua che copre la gran parte della superficie terrestre.
Non si tratta di uno slogan, ma è la definizione del movimento ZERI ( Zero Emission Research and Initiative ) http://www.zeri.org/ che studia la dinamica dei sistemi naturali per trovare soluzioni ai problemi che si presentano all'ambiente in cui viviamo.
L'animatore di ZERI è Gunter Pauli del quale è uscito di recente la traduzione italiana del libro "BLUE ECONOMY" nelle Edizioni Ambiente.

Pauli ha avuto una esperienza diretta delle limitazioni della cosiddetta "Green Economy", quando nei primi anni 90 ha lavorato per una società produttrice di detersivi ecologici, basata quindi su materie prime naturali invece del petrolio. La principale fonte di tensioattivi biodegradabili erano gli acidi grassi dell'olio di palma, e come l'impiego di questo componente si è diffuso, è iniziata la oltivazione della palma in grandi piantagioni in Indonesia. Lo spazio agricolo è stato recuperato distruggendo vaste aree di foresta pluviale e sottraendo quindi gran parte dell'habitat dell'urangutan.
Da questa esperienza, Pauli ha compreso che il metodo era sbagliato e analizzato il metodo della natura: gli ecosistemi non generano rifiuti perché la natura prevede un meccanismo circolare dove ogni partecipante elabora gli scarti del precedente e così via.
Sotto l'aspetto economico, il modello della Green Economy,  ha richiesto sia alle imprese che ai consumatori  maggiori costi: una opzione che in tempi di crisi economica ha poca speranza di successo.
La Blue economy invece non si ferma alla conservazione dell'ambiente esistente, ma si pone l'obiettivo ambizioso della sua rigenerazione, cercando di imparare e duplicare le soluzioni esistenti in natura.
Nel libro sono presentate cento innovazioni, frutto del lavoro di ricerca di ZERI, come il recupero del vapore acqueo a imitazione di un coleottero del deserto, o la elaborazione dei rifiuti di un mattatoio con l'allevamento di vermi che a loro volta nutrono un allevamento di pesci, o il recupero degli amidi di scarto delle cucine dei ristoranti per ottenere plastica, o la riforestazione della savana con l'aiuto di un fungo in simbiosi con le piante che ne favoriva la crescita nell'ambiente ostile.
Questo metodo richiede la conoscenza multidisciplinare di più specialità ed è l'opposto del lavoro specialistico della progettazione attuale che ottimizza il prodotto ma non tiene in alcun conto del prima e del dopo nell'uso del prodotto: prima della produzione, perché si impiegano materie prime nuove e dopo l'uso perché non si tiene conto cosa farsene del prodotto a fine vita. 

sabato, gennaio 08, 2011

Mangiare è un atto politico

Ho usato per titolo di questo post una citazione di Carlo Petrini, il presidente di Slow Food per indicare l'importanza della "Alimentazione". Quando facciamo acquisti al supermercato non ci rendiamo conto di cosa ci sia dietro alla coscia di pollo o al cespo di insalata che mettiamo nel carrello. Certo la stessa cosa vale se acquistiamo un oggetto tecnologico come un telefonino, lo usiamo senza sapere nulla delle tecnologie elettroniche informatiche e radio che sono utilizzate. Ma il cibo è diverso, si tratta di un bisogno primario e di qualcosa che facciamo diventare parte di noi stessi: il corpo umano è una macchina perfetta, con che benzina lo alimentiamo? cosa c'è nel pacchetto di surgelato che basta scaldare per avere qualcosa di svelto da mangiare?
Nella mia macchina non metterei una benzina o un lubrificante di scarto perché rischierei di rovinare il motore, e così pure non  voglio dare ai miei organi sostanze di cattiva qualità.
Ma non è solo questo: la provenienza dei componenti della pietanza che acquisto, il modo con cui sono allevati, il trasporto, l'uso del suolo, l'inquinamento dovuto all'allevamento, le condizioni con cui gli animali sono trattati.... non si finirebbe più: il cibo è al centro delle scelte e voglio essere consapevole di come scelgo, perché l'atto di mettere un pacchetto nel carrello non può essere una scelta incosciente e automatica basata su una pubblicità e una bella scatola. La scelta diventa un atto politico per me e vorrei che lo fosse per tutti.

Viaggio attraverso la tempesta perfetta

Questo è il titolo di un libro uscito di recente, opera di Andrea Mazzalai, il blogger di IcebergFinanza, che ripercorre i passi principali della recente crisi finanziaria, preceduti da una introduzione-confronto con le crisi più famose del passato: dalla pazzia per i tulipani nell'Olanda del Seicento, fino alla grande crisi del 1929. Chi ha seguito costantemente il blog ha potuto essere informato in anticipo delle pieghe che gli avvenimenti avrebbero preso, anche quando le più importanti autorità delle istituzioni finanziarie raccontavano che il sistema era solido e non c'era nulla da temere.
Il titolo del blog vuole raccontare gli iceberg ( montagne di ghiaccio dove la gran parte non è visibile) che popolano il mare della finanza pronti a urtare l'incauto navigatore.
Non si tratta di ostacoli messi dalla natura ma costruiti dalla avidità umana che sfruttando la ignoranza in materia finanziaria delle masse costruisce strumenti rischiosi, che però sono ulteriormente manipolati e mescolati in titoli polpettone dove il rischio è nascosto.
Questi titoli sono ampiamente venduti durante la espansione del mercato, ma al momento di richiederene il valore si scopre che si tratta di carta senza più valore.
Il libro non è un manuale di tecnica finanziaria, ma racconta una storia per tutti, perché sia chiaro una volta per tutte che i mercati finanziari, in queste situazioni diventano una pompa che aspira e distrugge  il reddito.
Alla base c'è la ossessione per la crescita continua, anche al di sopra delle capacità economiche dei singoli, per cui è possibile indebitarsi, spendendo in anticipo le rendite future.
E' il contrario del sistema tradizionale: risparmio, accumulo finché sono in condizione di spendere. E' troppo lento, il mercato non può aspettare la ricostruzione dei risparmi.
Il libro si conclude con la visione della nuova terra da ricostruire: "il nostro compito è testimoniare che è possibile un cambiamento ... aperti alla esplorazione di orizzonti alternativi .... Lo dobbiamo alle generazioni future".
E i tentativi di creare e consolidare una economia sociale che si muova in un mondo più etico e solidale sono continuamente attuati, basta guardarci attorno, senza farci distrarre dal fumo di sbarramento delle prime pagine dei quotidiani, talk show: esiste una economia che parte dal basso usa l'amicizia come rapporto tra le persone e la solidarietà invece della rapina. Questo vi voglio raccontare.
Il libro è acquistabile nelle librerie e direttamente dall'autore sul suo Blog di IcebergFinanza .
Le crisi non sono finite, suggerisco di rimanere sintonizzati sul blog di icebergfinanza per aggiornamenti.
Un limite del libro è che si concentra solo sulle crisi finanziarie, che originano negli USA e la cui ondata si ripercuote nel resto del mondo, ma non racconta di tutto il resto che è in movimento.