sabato, giugno 02, 2012

De Benedetti sulla crisi finanziaria

La crisi finanziaria dell'euro

Riprendiamo il discorso dopo circa un anno, un periodo di scelte mie personali e di studio per capire cosa stia succedendo. Ho quindi accumulato tante idee e materiale che spero possa essere utile per facilitare la lettura degli eventi.
Lo spunto per cominciare me lo da un recente intervento di Carlo De Benedetti al festival dell'economia di Trento. 
Questo è un estratto della conversazione che mi interessa:

 Intanto, noi siamo nel mezzo di una recessione, come io non ho mai vissuto in vita mia. Una situazione che peggiorerà nei prossimi mesi e che sarà molto lunga. Ci vorrà qualche anno, non qualche qualche mese. E quindi, questo va visto prima in questo contesto. E questo contesto ha una sua ragione. E cioè, negli ultimi 250 anni, la geografia economica del mondo è rimasta, sostanzialmente, invariata fino a vent'anni fa. Cioè, c'era l'Europa, l'America, gli Stati Uniti che sono stati l'ultima grande invenzione dell'Europa, e questo era l'Occidente. E l'Occidente è passato attraverso crisi, guerre, inflazione, deflazioni, grandi crisi come quella del '29, però la geografia economica rimaneva quella. Vent'anni fa, e noi ce ne siamo accorti a poco a poco, perché adesso ce ne rendiamo conto, non tutti se ne rendono conto, è cambiata la geografia economica. E cioè, improvvisamente, sono entrati nel nostro circuito di lavoro e di consumi, centinaia di milioni di persone. Dal Brasile, ai più noti, India, Cina. E ogni anno entrano nel nostro circuito di lavoro e di consumo, centinaia di milioni di persone. Il baricentro non è più... L'Europa era, in qualche modo, un baricentro storico per gli Stati Uniti che erano chiaramente la punta avanzata del capitalismo occidentale e lo sono ancora. Ma oggi l'Europa è un continente vecchio, troppo... abbastanza viziato, con poco senso della mobilità, non sto parlando dell'Italia, con poco senso della modernità, con poco senso dell'innovazione. Cioè, per esempio, i tedeschi che sono fantastici nella meccanica di precisione, basta vedere le automobili, però sono degli innovatori all'interno di un prodotto noto, non solo degli innovatori come... come Steve Jobs è, o aziende come Google sono, ecco. E' un altro tipo di innovazione. E' il perfezionamento di un oggetto noto. E noi stiamo diventando, in qualche modo, irrilevanti, e lo diventeremo, perché abbiamo, stiamo, fallendo la grande opportunità, che era l'Europa. Allora, stiamo fallendo perché è stata concepita male? Può darsi. La stiamo fallendo, certamente, per degli egoismi. per degli egoismi nazionali. E, in particolari, per degli egoismi tedeschi. .........................................................................
E cioè, pensano, in particolare, la cancelliera Merkel pensa che non si può mettere al collo i problemi di Paesi che hanno, sono stati meno virtuosi, dal punto di vista economico, delle strutture istituzionali, delle strutture del lavoro, del mercato del lavoro, delle riforme, di quanto lo sia stata la Germania, e non si rende conto, a mio parere, poi, certamente io sono un povero cittadino rispetto alla Merkel. Però, la Germania ha 600 miliardi di crediti nei confronti di controparti europee. Allora, anche per la Germania, pensare diretto affare o comunque di ridurre con uno sconto, se ci fosse un'uscita dall'Euro, del 30-50%, il proprio credito, è una cosa insopportabile. Cioè obbedire a un calo del Gpd tedesco del 10-11% in un anno, è una cosa miserabile. Però, questa è la strada che stiamo percorrendo. Una strada che senza andare alle conclusioni...
E qui racconto ancora un aneddoto, scusi, ma che può magari interessare, così, come aneddotica. Io ero molto amico, ero molto amico e lo sono ancora, anche se non ci vediamo più, per ragioni anche di sua età, oltre che di mia, di Jacques Delors, quando era Presidente della Commissione. E lui mi consultava molto, sentiva molto le cose che io gli raccontavo. E, a un certo punto, mi disse: "Guardi," "non arriveremo mai" "all'unione politica europea, che è il vero obiettivo." Lui è un europeista, veramente convinto. "Bisogna fare una cosa, bisogna fare la moneta" "unica." "Perché la moneta unica è chiaro che non si regge" "senza l'unione politica." "Però, sarà talmente" "necessario per la politica" "avanzare sulla costruzione politica," "un giorno che ci sia la moneta unica," "che l'unico modo per forzare la politica" "a progredire" "verso l'unione politica europea, è quella di fare una moneta unica." E la fecero, devo dire, con molto coraggio; un po' di ingenuità, devo dire francamente. 
Perché il problema che oggi si pone, in Spagna, tanto per fare un esempio clamoroso, è che gli Euro spagnoli, non valgono come gli Euro tedeschi. Questo la gente non l'ha ancora capito. E cioè... Tant'è vero che sugli Euro spagnoli ti danno un rendimento al 7% sugli Euro tedeschi a breve ti danno un rendimento zero. Ma, insomma, a dieci anni ti danno l'1,3. Allora vuol dire che non è che abbiamo la moneta unica, e la conseguenza è ovvia, perché abbiamo una banca centrale che non è emittente di ultima istanza, e non abbiamo un tesoro europeo. Quindi è evidente, noi fingiamo di vivere in una moneta unica, che i mercati ci dicono che non è unica. Perché rende di più quell'Euro che sta in Spagna, che quell'Euro che sta in Germania. 
Per cui, ecco, in questo contesto, l'Italia ha una crisi drammatica, che è una crisi dovuta, prima di tutto all'elevatezza del nostro debito, che è il frutto della non politica degli ultimi trent'anni o di una politica che ha ritenuto di soddisfare la gente andando a fare delle spese che non erano sostenibili nel nostro Paese. Da ritardi clamorosi nelle riforme, dalla divaricazione drammatica tra il nord e il sud ed dall'aver sperperato una quantità di quattrini incredibile. Pensiamo solo alla Cassa del Mezzogiorno, a tutte quelle cose che sono state chiuse, cioè quando la Montedison faceva gli impianti in Sicilia, piuttosto che la Sir di Rovelli faceva gli impianti in Sardegna, il sogno della chimica italiana. Insomma, voglio dire: ne abbiamo fatte di tutti i colori. 
Adesso, uscirne ? Ma, io penso che dipenderà parzialmente da noi. Cioè, io non... Guardi, sono andato su un sito che si chiama Intrade, che è una società con sede a Dublino, ma che opera negli Stati Uniti, che è una società di scommesse su qualsiasi cosa. Puoi scommettere, per esempio, quando l'Euro collassa. L'ultima previsione, il 40% delle persone che giocano su Intrade, pensano che l'Euro collassi entro il 2012, il 60% pensano che collassino entro il 2013. l'80% entro il 2014. Ma può andarci lei, si chiama Intrade, quindi Intrade.com, lo andate a vedere tranquillamente. Avranno ragione gli scommettitori ? Non lo so. La mia impressione è che tutto si giocherà non sulla Grecia, ma Spagna. E se la Spagna... E non tanto sulla Spagna, quanto sulle Banche spagnole. E non ci sarà la capacità, la volontà, scusi, di rifinanziare il sistema spagnolo, che è fallito, secondo me, la Spagna esce dall'Euro e se esce la Spagna dell'Euro, parliamo con molta preoccupazione dell'Italia, ma molta. La Grecia è un episodio, tutto sommato, mal gestito, ma relativamente marginale. Rappresenta lo 0,2% del Pil mondiale. E' veramente una cosa, diciamo, négligeable per chi non è greco, è corretto, ecco. Ma non è... E' una cosa che può avere molte ripercussioni perché, siccome dal Trattato non è previsto che nessuno possa uscire dalla moneta unica, il fatto che si rompa il Trattato, con un'uscita che non è prevista dal Trattato, beh, allora lascia aperta la domanda: ma allora si può uscire? Allora può uscire la Spagna, può uscire il Portogallo, può uscire l'Italia. Ecco, in questo senso la Grecia è importante, economicamente e finanziariamente il fenomeno è già assorbito. Il vero fenomeno si chiama Spagna."

L'intera conversazione può essere ascoltata o letta qui: Video dal Festival dell'economia di Trento

E' una citazione un po' lunga, ma concentra diversi argomenti che sono rilevanti per capire la situazione attuale, in particolare del ruolo degli stati europei, della situazione dell'euro e delle possibili conseguenze che dovremo sopportare. Questi sono i punti chiave da tener presente:

  • L'introduzione dell'Euro è stata una scelta politica, nel tentativo di forzare l'evoluzione verso una maggiore integrazione politica: si sapeva che tecnicamente era una scelta sbagliata, ma si confidava per la correzione degli errori si dovesse attuare una maggiore integrazione.
  • La Germania si trova in condizione di surplus nei confronti degli altri paesi periferici, ma non ammette che si possa fare alcun intervento a favore di questi ultimi: l'unica soluzione proposta è l'austerità. 
  • Ci sono alte possibilità che in questo contesto la moneta unica non regga e con la moneta ci sarà una separazione tra i paesi con le conseguenti lacerazioni e la distruzione della Comunità.
L'analisi non è completa, ma ha il pregio di mettere in evidenza i punti segnalati, non abbiamo però ancora una idea chiara né delle cause né delle soluzioni. 

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